La porta si apre e Ceida entra in casa
La scena si apre con un silenzio che pesa come una condanna. La porta si spalanca lentamente e Ceida, con passo calcolato e deciso, varca la soglia. Ogni suo movimento è misurato, ma nell’aria aleggia già la tempesta. Al centro della stanza l’attende Yeliz, immobile, le braccia serrate al petto e lo sguardo che brucia come veleno. Non c’è spazio per convenevoli: il confronto è inevitabile, e quando le parole si liberano dalle labbra di Yeliz, esplodono come un colpo di pistola.
Vuole sapere la verità, pretende di sapere se Ceida abbia davvero avuto il coraggio di restituire anche la sua parte del denaro. Per un attimo, il silenzio domina la stanza, ma poi arriva la risposta, netta, irremovibile. Ceida non abbassa gli occhi, non cerca giustificazioni. Con fermezza rivela che sì, ha restituito i soldi: non appartenevano a loro, e tenerli sarebbe stato un atto ingiusto nei confronti di Hatice. Quelle parole cadono come macigni, colpiscono Yeliz nel profondo.
Il suo volto sbianca, poi si arrossa d’ira. I pugni serrati, le labbra che tremano di rabbia e dolore. La voce le si spezza quando accusa Ceida di tradimento. Ma Ceida non indietreggia. Resta dritta, lo sguardo fermo, le spalle dritte, le sue parole pesano come piombo. È convinta di aver agito per il meglio. Il confronto esplode: due amiche, ora nemiche, si affrontano a viso aperto. Ogni frase è una lama, ogni gesto un colpo inferto. L’aria si tende come una corda pronta a spezzarsi.
Yeliz avanza di un passo, cieca di rabbia. Ceida resta ferma, armata soltanto della propria convinzione. Ed è in quell’istante che la porta si apre di nuovo. A entrare è Bahar, ignara della tempesta che si sta consumando davanti a lei. I suoi occhi cercano pace, ma trovano soltanto un muro di tensione che la investe con violenza. Per un attimo resta immobile, percepisce il pericolo invisibile che aleggia nella stanza.
Ma la sua presenza non calma le acque: al contrario, il fragile equilibrio si spezza del tutto. Le voci si alzano, i gesti si fanno bruschi, e la discussione divampa come un incendio incontrollabile. In un attimo la situazione degenera. Un passo falso, un movimento maldestro, e Bahar si ritrova coinvolta suo malgrado. Il suo corpo cede, cade a terra, e subito cala un silenzio assordante. Resta immobile, il respiro incerto, la vita che sembra sfuggirle via.
Yeliz porta le mani al volto, gli occhi pieni di lacrime, divorata dal senso di colpa. Ceida invece si china accanto a Bahar, cerca di controllare il panico, prova a rassicurare l’amica mentre le sue stesse mani tremano di paura. Ma Yeliz, sopraffatta dall’angoscia, grida la domanda che la lacera dentro: come darà da mangiare ai suoi figli senza quei soldi? Come potrà mandarli a scuola ora che non c’è più nulla?
Le sue parole restano sospese, pesanti, come un macigno. Ceida per un momento sembra non avere risposta. Poi respira profondamente e ammette di non essere serena nemmeno lei: anche sua madre e suo figlio contavano su quel denaro. Ma rivela di aver già cercato una via d’uscita: ha chiesto aiuto ad Arif, il quale si è mosso tra i suoi contatti per trovare un locale. Yeliz resta confusa, non comprende. Un locale? Non vede collegamenti, non riesce a immaginare soluzioni.
E proprio allora la porta si apre di nuovo. Arif entra, e la sua presenza rompe il silenzio carico di tensione. Ceida gli si avvicina subito, non c’è spazio per saluti: vuole sapere cosa abbiano risposto i suoi amici. Arif annuisce, un mezzo sorriso sulle labbra. Ce l’ha fatta: il locale è loro. L’emozione travolge Ceida, gli occhi le brillano, la voce trema mentre gli chiede quando potranno iniziare. La risposta è immediata: anche domani, se vogliono.
Ma l’entusiasmo si spegne bruscamente sotto le parole fredde di Yeliz. Non ha intenzione di passare intere giornate ad aspettare che qualcuno compri delle camicie. Il suo rifiuto è netto, una lama che graffia l’aria e riporta tutti con i piedi per terra. Ceida la fissa negli occhi, il tono duro, senza esitazione: non ci sono alternative. O accetta di restare lì a vendere o non avrà nulla da dare ai suoi figli.
Il silenzio cala di nuovo. Yeliz abbassa lo sguardo, non risponde, ma la tensione del suo volto parla più di mille parole. Sa che non ci sono vie di fuga. Devono pensare anche a Bahar, a cosa dirle quando scoprirà che restano lontane tutto il giorno. Ma lei non vuole più mentire.
Lontano da quella stanza, Sirin è sola. Nella sua camera apre la borsa e trova una busta piena di denaro, un vecchio dono di Suat. Un ricordo che riaffiora come un’ombra: lui le aveva imposto una scelta, essere sua amica o sua nemica. Il denaro ora le brucia tra le mani, un dilemma che la tormenta. L’arrivo improvviso di Atice la costringe a nasconderlo in fretta. Madre e figlia discutono aspramente: Sirin, irritata, la accusa di invadere sempre la sua privacy. Atice, offesa, le annuncia che da quel momento dovrà occuparsi da sola del suo bucato. Rimasta sola, Sirin riprende in mano la busta, mentre un turbine di pensieri la assale.
Intanto, in ospedale, Bahar affronta la sua fragile routine. Durante una trasfusione, confida alla dottoressa Jale la sua paura più profonda: addormentarsi la sera e non svegliarsi più al mattino. La dottoressa le rivela allora la verità più dura: il trapianto non può più essere rimandato. L’unica donatrice compatibile è Sirin. Bahar resta senza parole, sconvolta dall’idea di portare per sempre dentro di sé una parte della sorella che tanto l’ha ferita.
Jale ammette di averle mentito in passato, facendole credere che esistesse un’altra possibilità, per spingere Sirin a continuare le cure per l’epatite. Non c’è più alternativa: per vivere, Bahar dovrà accettare il midollo della sorella. Le lacrime scendono silenziose, mentre la dottoressa la esorta a pensare ai suoi figli, a ringraziare la sorte di avere questa possibilità che molti non hanno.
Lontano dalle mura sterili dell’ospedale, Sarp sprofonda nella sua depressione. Piril cerca di sostenerlo, ma lui non riesce a smettere di pensare a Bahar e ai bambini. La tensione tra loro cresce, mentre un’ombra inquietante aleggia su tutto: Nezir, creduto in stato vegetativo, in realtà è vivo, forte, e pronto a muovere le sue pedine nell’ombra.
Mentre le vite di tutti si intrecciano in un equilibrio sempre più fragile, il destino di Bahar resta appeso a un filo sottilissimo. E proprio quel filo, legato a Sirin, potrebbe spezzarsi da un momento all’altro.