Sürprizler Tahsin Yenişehirli’den Sorulur | Siyah Kalp
(Parte 4 – L’ombra del passato incombe)
Nell’aria dell’ospedale si percepisce un cambiamento. Le pareti sembrano stringersi attorno a Bahar e alla sua famiglia, come se qualcosa stesse per accadere. La busta ricevuta da Sarp, sigillata con un simbolo che conosce fin troppo bene, non è solo una minaccia: è una dichiarazione di guerra. All’interno, una sola frase scritta a mano: “Quello che hai preso, ora lo pagherai con sangue.”
Il volto di Sarp si irrigidisce. Sa esattamente a chi appartiene quella calligrafia: Tahsin Yenişehirli. Ma c’è qualcosa che non torna. L’uomo che aveva appena chiamato in cerca d’aiuto ora sembra muoversi nell’ombra contro di lui. Tradimento? Un doppio gioco? Oppure qualcuno si sta servendo del nome di Tahsin per farlo cadere?
Nel frattempo, Bahar, sempre più debole ma lucida, avverte la tensione crescente. “Sarp, non mentirmi. Cosa sta succedendo davvero?” Lui vorrebbe proteggerla, tenerla all’oscuro, ma non può più permetterselo. “C’è chi vuole dividerci, chi vuole farti del male. E non solo a te…” Le accarezza il volto, le sfiora la fronte con un bacio, ma dentro ha il cuore in tempesta.
Nel frattempo, Hatice si scontra con Sirin in casa. “Perché ti comporti così?” le urla la madre, dopo aver scoperto che la ragazza ha insinuato bugie nella mente di Nisan. Sirin, imperturbabile, finge di essere offesa. “Voglio solo proteggere mia sorella. Da lui. Da tutti.” Ma il suo sguardo tradisce altro. Un’ossessione. Un desiderio malato di essere amata, vista, considerata.
La notte seguente, un uomo incappucciato si introduce nell’archivio dell’ospedale. Ruba una cartella. Il giorno dopo, la dottoressa Jale scopre che i documenti sulla donazione compatibile tra Sirin e Bahar sono spariti. Chi ha voluto impedire il trapianto? Chi gioca con la vita di Bahar?
La notizia arriva a Sarp come un fulmine. “Non è un caso. Vogliono rallentare la sua guarigione. Vogliono che muoia lentamente.” Con Enver al suo fianco, prende una decisione drastica. “La porterò via da qui. A casa mia. La proteggerò con la mia stessa vita.” Ma il padre di Bahar si oppone. “Non puoi decidere da solo. Bahar non è un pacco da spostare.” E proprio in quel momento, Bahar li interrompe. “Non litigate. Sono io che decido. E vado con lui.”
La tensione è alle stelle quando Sarp, Bahar e i bambini vengono trasferiti nella vecchia casa di famiglia, ristrutturata in gran segreto. Un luogo sicuro, isolato, con guardie e sistemi di sicurezza ovunque. Ma la quiete è solo apparente.
Un giorno, mentre i bambini giocano in giardino, Bahar riceve una chiamata anonima. Una voce maschile, roca, lenta: “Sarp non ti ha detto tutto. Chiedigli del 2017. Di Adana. Di chi è morto per salvarlo.” La chiamata si interrompe. Il cuore di Bahar inizia a battere forte. Cosa nasconde ancora quell’uomo che dice di amarla?
Intanto, Sirin riceve una misteriosa visita. Un uomo ben vestito le porge una busta identica a quella che Sarp aveva ricevuto giorni prima. “Vuoi distruggere tua sorella? Ecco come puoi farlo.” Sirin apre la busta. Dentro, documenti, foto, dettagli su Sarp, il suo passato, le sue azioni oscure. Una miniera d’oro. O di veleno. E Sirin è pronta a usarlo.
La tensione cresce quando Hatice, preoccupata per il deterioramento psicologico della figlia, la segue di nascosto e scopre la verità: Sirin sta collaborando con gli stessi uomini che vogliono la rovina di Bahar e Sarp. “Sei malata,” le dice con le lacrime agli occhi. “Non è amore, è ossessione.” Ma Sirin le ride in faccia. “Io almeno non sono cieca. Tu sì. Tutti lo siete.”
E mentre la famiglia cerca un equilibrio precario nella nuova casa, una figura dall’ombra riappare: Asil, l’uomo che Sarp aveva creduto morto. Tornato per chiudere i conti. E la prima mossa? Una trappola.
Sarp riceve un invito anonimo a un incontro in una vecchia fabbrica. Decide di andare da solo, ma non sa che Bahar lo ha seguito. Quando arriva, trova Asil, vivo e pronto a raccontare tutto. “Non sono io il tuo nemico. È più vicino di quanto pensi.” Ma prima che possa dire altro, parte uno sparo. Sarp si getta a terra. Bahar urla. Il caos esplode.
Nel trambusto, una figura fugge. Una silhouette familiare. Troppo familiare. Sarp la riconosce all’istante: è Sirin.
La verità è sempre più vicina, ma anche più dolorosa. E in questo gioco di ombre, Tahsin Yenişehirli non è più solo un nome: è la chiave di tutto. E forse… anche il burattinaio.